Era il lontano Maggio 2007, quando durante il tempo libero sfogliavamo quotidiani, leggevamo libri o facevamo passeggiate. Circa 365 giorni dopo, la vita di molti noi iniziò un radicale mutamento. Il blu del cielo si fece sempre più scuro e le candide nuvole così rassicuranti cominciarono ad assemblarsi tra loro fino a formare 8 paffute lettere: FACEBOOK era definitivamente entrato nel nostro universo. L’avvento del social network più diffuso del mondo ha modificato non solo lo stile di vita di Mark Zuckerberg , che ora si toglie il ketchup dalle dita con pezzi da 100 dollari, ma anche il nostro: non vi è davvero attimo in cui post, link, like , poke, chat, tip e tap non rimbombino incessantemente nelle nostre menti. La diffusione di Facebook ha comportato non poche conseguenze: la settimana enigmistica, alla consapevolezza di esser stata rimpiazzata da un mini mappamondo con rossi numeri al suo fianco ha espressamente richiesto di essere usata al posto della carta igienica, mentre i pigiami di pile con le fantasie a orsetti hanno scioperato per mancanza di privacy dopo l’ennesima fotografia a tradimento con tanto di hashtag #nanna #shhh #buonanotte. Il social ha compromesso notevolmente anche la vita di illustri personaggi di spettacolo: il Colonnello Giuliacci, a fronte della forsennata diffusione di informazioni atmosferiche puntualmente descritte in interessantissimi post come uffapiove o chebellocèilsole, si è visto costretto a ritirare dalle scene il suo gioioso buonasera! , ormai puramente inutile. A ciò va aggiunta, non senza malumori, l’intensa protesta dei cuochi costretti a dispendiosi corsi di architettura per fronteggiare al meglio la temuta “prova foto” pubblicata dai clienti, con tanto di odioso tag della serie che se per una volta ti scappa un raviolo fuori posto da Milano a Siracusa si penserà in 4 minuti che il tuo ristorante è una truffa. La finzione, nel social più in della storia, è tutto: è per questo che ognuno di noi, aprendo la celeste App ancor prima di aprire gli occhi, indossa ogni mattina una maschera invisibile. Tutti ci prepariamo a giocare quel preciso ruolo, guadagnato, rubato o costruito, che ci rende parte integrante della grande macchina da guerra made in U.S.A.
Dice il saggio: “ogni giorno, in africa, il leone si sveglia e sa che dovrà postare più della gazzella; ogni giorno, in africa, una gazzella si sveglia e sa che dovrà postare più del leone. Non importa che tu sia gazzella o leone, l’importante è cominciare a postare”
La giungla della così chiamata bacheca è come Las Vegas vista dall’alto: uno sbrilluccichio sconvolgente che si erge nel deserto più totale (un deserto che a volte finisce dentro lo sbrilluccichio stesso, ma questa è un’altra storia). Imparare a districarsi nella complessa fauna che vi popola, è fondamentale. Gli homo technosocialus che vi prolificano sono molti e meritano la dovuta catalogazione : ecco dunque, in più puntate, un kit di pronto soccorso per riconoscere (e riconoscersi) nel mondo della virtualità. Partiamo oggi da una delle figure più irritanti della storia del web: il Narcisista delle Attenzioni , per comodità chiamato con la semplice sigla NDA. Il nostro caro Nda è una personalità subdola ed arguta fin troppo spesso sottovalutata. La sua tecnica non consiste semplicemente nel trascorrere ore a lamentarsi condividendo post colmi di tristezza: al contrario, l’assetato di considerazione escogita veri e propri piani d’azione volti a captare ferocemente e untuosamente la tua concentrazione. Come un regista di Cento Vetrine un po’ bastard , l’ Nda attira il tuo sguardo con una speciale calamita alla Barbara D’Urso: ti illude che sarà aperto e sincero, mettendoti di fronte ad un vero caso umano nel quale potrai sguazzare liberamente per dieci meravigliosi minuti di distrazione dai tuoi problemi e poi, sul più bello, blocca ogni informazione. Non scrive più, non risponde, sparisce. L’Nda si tagga solitamente in ospedali, pronto soccorso, pompieri, becchino, sala gessi o covo dell’Isis scrivendo “Cavolo, ci mancava anche questa!”. Ad un simile post , nell’arco di 2 minuti netti si aggiungono circa 42 commenti tutti incentrati sulla stessa richiesta: “Che succede??”, “Stai bene??” , “Che ti è preso??”. Tali commenti rimangono perfidamente senza risposta per almeno un’ora, spingendoti a ricaricare continuamente la pagina sperando in un qualsiasi cenno dell’autore del post. Dopo un’estenuante attesa quest’ultimo fa finalmente la sua comparsa, atteso come il Messia all’ultima cena. Mentre tutti pendono dalle sue labbra, lo scellerato sceglie uno tra i “commentatori” e risponde “TI SCRIVO IN PRIVATO”. Ora, quanta cattiveria ci può mai essere dentro chi insinua il seme della curiosità e poi nasconde il misfatto? Satana, ecco chi si è; ed ecco che tu, povero assetato di disgrazie, rimani con un palmo di naso a bruciare internamente di curiosità mentre il detentore del segreto sguazzerà felice tra messaggi personali e richieste di spiegazioni che continueranno vertiginosamente ad aumentare. Reagire ad un simile atteggiamento è davvero difficile. Puoi chiudere rabbiosamente l’applicazione e decidere di non rientrarvi per almeno 3 minuti (ce la faranno i nostri eroi?) , o scrivere in privato ad uno dei “commentatori” ostentando falso interesse per la salute dell’Nda. Puoi anche rispondere stizzosamente al post con un polemico “dacci un cenno!” , pur sapendo che servirebbe solo ad alimentare il suo ego. La verità è che il Narcisista delle Attenzioni, purtroppo, vince sempre; e vince perché tra il suo pubblico…ci sei anche tu! Proprio così: tu, che fai finta di niente e invece per reazione ti sei appena taggato all’aeroporto di Pisa con tanto di “Ragazzi, finalmente me ne vado!”. Chissà se poi, dopo aver visto che l’unico commento è un’emoticon triste pubblicata da tua madre, il biglietto lo hai comprato davvero.